Carissimi,
eccovi un piccolo resoconto dei primi due Safari nella
parrocchia di Mungbere dopo 12 anni di assenza.
Sono entrato per due settimane sulla strada “peggiore” della parrocchia: il problema principale logistico sono i tunnel di bambù da ambedue i lati e i ponti.
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Quanto ai primi, i pigmei in particolare hanno disboscato magnificamente meglio che per un capo di collettività locale! I primi 15 km hanno buche e fango, eredità lasciata dai camion della piantagione di Tondi: un affare di 35 anni fa (la piantagione non esiste più), mai riparato, perché questa gente è abbandonata a se stessa; esiste solo per le tasse e lo sfruttamento da parte delle autorità. Del resto la gente restava meravigliata di vedere una macchina passare per la loro strada (dopo 12 anni!). Per i ponti invece ho dovuto penare: avevano riparato qualcosa alla maniera loro (passano solo bici e qualche moto), lavoro fatto dai pigmei. Appena arrivato io, ecco che i tronchi cedono o si aprono. Sull’ultimo ponte abbiamo lavorato tre giorni per rimpiazzare bene i tronchi e poter passare: la macchina era paurosamente piegata da rovesciarsi in acqua. Abbiamo dovuto costruire un muro sotto le ruote per poterne uscire indenni, grazie a Dio. Al ritorno per i 35 km ho impiegato soltanto (!) 4 ore, col tempo impiegato ad uscire da un ponte dove si era rotto un tronco passando e per infilarmi sotto un albero buttato dal vento sulla strada la sera precedente. Rally e corse organizzate in EU non trovano paragoni sul nostro territorio!
L’incontro con la gente e con i pigmei: soltanto
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meraviglioso, nella loro semplicità e povertà. Un’accoglienza da commuovere. Raramente ho mangiato “mbinzu” (= bruchi) a
Maboma, ma come li ho gustati a Dimba mai sperimentato. Qui abbiamo messo su una classe ORA 1 per i più piccoli. A
Enzia abbiamo trovato un grosso problema: una mamma pigmea è sotto cura di un “ngangankisi” (medico tradizionale) ed è quasi in fin di vita. Ci mettiamo d’accordo per portarla al nostro
ospedale Anoalite di Mungbere, ma il fattucchiere chiede di essere pagato e di fare le sue ultime abluzioni sull’ammalata. “Vedi, padre, i “-filili- (fischietti magici del malocchio), che ho tirato fuori dal suo corpo ? io sono un vero medico”, e mi mostra un documento firmato dalle autorità. Alle analisi fatte all’ospedale, la mamma è stata trovata con un’ “anemia tossica” dovuta ai trucchi somministrati da quel fattucchiere – e ancora dopo due trasfusioni fa difficoltà a riprendersi. Mi dicono che più avanti c’è un altro pigmeo grave e un bebè a cui è morta la mamma (moglie del pigmeo malato)! Qui i guai si assommano, non c’è mai un problema senza “annessi”! Il viaggio della prima settimana è un ritorno da “ambulanza” di pronto soccorso. Il bebè ( è una bambina di 2 settimane) nell’incubatrice ora va bene, e anche il papà migliora: vedremo come trovare una nuova “mamma” che la allevi/educhi!
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Che dire sulla scuola ? su 35 km non esiste una scuola e c’è solo un dispensario senza medicine. Lo Stato chiede tasse ai genitori per la scuola, ma non dà nessun aiuto, perché “non riconosciute” (chi accetta per un salario di fame e insicuro di entrare su quella strada?). Tutto pesa sui genitori, che, qui effettivamente, mancano di liquidità perché non c’è alcun commercio. Come vendere le banane, da trasportare per 20-30 km sulla schiena ? I soldi da sborsare non sono soltanto per il maestro che insegna (senza essere pagato dallo stato) ai bambini, ma “per lo stato” : niente resta a servizio della scuola. Per questo nessuno si mette al lavoro per rifare/riparare le aule scolastiche … e i bambini restano sulla strada – da un mese senza lezioni. Un popolo emarginato, sfruttato e “senza speranza”. Lo Stato si scarica dei suoi impegni e lascia la gente nella miseria senza pietà. Mi sembra di essere nell’”Italia di oggi” con la scuola: questa gente (gli statali) imparano “bene” da noi “evoluti”, perché a tutti loro serve una classe di “ignoranti e di servi della gleba!” Il nostro impegno è difficile e rischioso. Difficile, perché troviamo persone scoraggiate e impotenti a rimediare: il nostro “Vangelo ai poveri” non può diventare rivoluzione armata, sarebbe un’ecatombe proprio per i poveri (ne abbiamo avuto esperienza per dodici anni). Rischioso: perché fai ombra al “potere” e manchiamo di leaders locali, “disposti” a
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organizzare la popolazione. Le risorse locali enormi, restano nelle mani di pochi e vanno all’estero. Niente è “Made in RDCongo” per il bene del Paese. La soluzione non è soltanto locale: c’è un mondo che strozza il povero; le Nazioni emergenti in Africa hanno “dominatori” per capi e non “promotori” di benessere, inoltre sono “manipolati” a livello internazionale da altri “poteri”. Per quanto tempo ancora ? In EU come qui in Africa si impone un cambiamento di mentalità non governata dagli interessi economici, come se fossimo solo creature (?!) da nutrire bene … e assicurate, ma gente capace di DONO gratuito, per “un mondo di tutti”, per una felicità “comune”. Ditemi un po’ chi ci potrà dare i “princìpi” guida per questa meta, da impegnarci a creare “qui”, come anticipo e segno della “vera” felicità in Dio.
Perdonatemi la predica. Ma è solo questo il motivo per restare tra i poveri: dare loro una speranza che “insieme” possiamo, anche se nel nostro “poco”, dare felicità a chi soffre e motivare la sua e nostra condivisione. Alla prossima puntata.
Ancora sono in via di conoscenza di ciò che è stato fatto. Vedremo dopo Natale, quale impegno riusciremo a programmare per una continuità di sviluppo e di annuncio del Vangelo tra i pigmei di Mungbere. Resta in progetto pure di ragguagliarvi dell’andamento del
Collegio-CAMPUS BAKANJA.
Intanto grazie a tutti voi. Il Signore ci protegga.
A voi, vostro
p. Franko
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